L’immagine e la devozione al Sacro Cuore
Era il 1924, cento anni fa, quando papa Pio XI regalò la grande pala d’altare raffigurante il Sacro Cuore e a cui fu dedicato l’altare. Così racconta il Cor Unum di quell’anno: “…subito dopo incomincia la solenne consacrazione dell’altare, dedicato al S. Cuore di Gesù, Patrono universale del Seminario, la cui immagine, splendido dipinto in stile bizantino del rinomato professore Franz Pallemberg, spicca maestosa sull’altare”. L’icona su legno, presente nella cappella maggiore del Seminario Regionale, ritrae al centro Gesù, dietro ad un altare e contornato da quattro angeli, che indica con una mano il suo cuore e con l’altra i doni per l’offerta eucaristica. Dell’immagine vogliamo darne una lettura. Anzitutto, il Sacro Cuore è espressione dell’amore che Dio ha manifestato in Cristo, ancor più questo del seminario che ha un cuore irradiante e nella parte bassa dell’altare vi è la citazione giovannea (Gv 13, 1) “Jesus cum dilexisset suos qui erant in mundo in finem dilexit eos” (“[Gesù] avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”). Al contempo, le mani di Gesù, indicando il cuore e il pane e il vino, ricordano che il memoriale di quest’amore infinito, senza riserve, è proprio nella celebrazione eucaristica. Infine, sempre riferendoci a ciò che indicano le mani di Gesù e leggendo l’icona nel contesto in cui si trova, allora non viene difficile affermare che il Sacro Cuore del Seminario Regionale rivela ai futuri presbiteri un’altra verità: per essere preti (mano che indica i doni) è necessario che il cuore si conformi a quello di Cristo (mano che indica il cuore).